“Non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo”, parola di Luca Fantacci, economista ed esperto di finanza e criptovalute.
Luca Fantacci insegna Storia ed Economia Politica, presso l’Università degli Studi di Milano. Fantacci è, inoltre, codirettore del MINTS (unità di ricerca sull’innovazione monetaria), presso il Centro baffi Carefin della Bocconi meneghina.
Come facilmente deducibile, Luca ha un quadro assolutamente chiaro e ponderato, rispetto a quali siano le rotte cavalcate attualmente dagli universi finanziari, in senso lato. Fantacci è profondamente consapevole di quanto oggi si stia vivendo, soffocati da un esubero prezzistico circa le materie prime, coadiuvato da un’inflazione dilaniante e puntuale nel riverberarsi sul potere d’acquisto delle famiglie e delle varie strutture imprenditoriali.
Ad esacerbare il tutto, oltre i colpi inferti dalla pandemia, ci ha pensato l’invasione ucraina di Putin.
Secondo Fantacci, questa ondata di recesso economico, prevede un arco di lancio dalla lunga gittata, minacciando di minare le basi stesse del settaggio economico mondiale.
Il pensiero di Fantacci
Fantacci, spiega a Fanpage.it che: “Dal mio punto di vista, la cosa più appariscente, riguarda il sistema monetario e in particolare il ruolo del dollaro, quello che le banche centrali hanno avuto dalla crisi finanziaria del 2008-2009, la loro onnipotenza, la loro idea di poter intervenire su tutto, di poter risolvere tutto. È finita l’epoca dei bazooka, dei quantitative easing e dei whatever it takes. Il vero dato da cui dobbiamo partire, è che è tornata l’inflazione. E quindi, dire piuttosto che è la fine della possibilità delle banche centrali di adottare politiche espansive, senza provocare inflazione. Non è che la storia comincia col bazooka di Draghi del 2012. È da quarant’anni che va avanti, questa storia”.
Lei pensa che quest’inflazione sia stata provocata più dall’aumento del prezzo delle materie prime o da quarant’anni di politiche di questo tipo?
Fantacci rimarca: “Secondo me, qua c’è una fortissima analogia con quel che è successo negli anni ’70. Anche allora si parlava di uno shock esogeno, e tuttora la si racconta così. Che c’è stata la guerra dello Yom Kippur, che i Paesi Opec hanno tagliato le esportazioni di petrolio e che questo ha provocato un aumento dei prezzi delle materie prime, e quindi dell’inflazione. Però non dobbiamo dimenticarci che prima c’è stato Nixon”.